Una serie tv Netflix adatta a giovani ed adulti per darsi l’opportunità di sentirsi interconnessi in un mondo complesso da esplorare e creare con entusiasmo.
Come dice Bell Hooks, anche quando tutto sembra perduto continuiamo ad andare in cerca dell’amore.
C’è pluralità di colori, età ed identità di genere in Tales of the city: un po’ ci imbarazza e un pò ci fa arrabbiare. Ma un pò ci insegna che verità non può che essere sostantivo plurale: ognuno ha la sua sullo stesso fatto e molte su se stesso.
L’amore non va guardato con cinismo o romanticismo, è qualcosa che si possiede oltre che qualcosa che si dà e, rimesso al centro dello spazio sociale e politico, svela il suo potenziale rivoluzionario.
Nelle storie della comunità LGBTQIA+ ritroviamo la capacità immaginativa, creativa, fantastica dell’amore, che si oppone ad una cultura che mantiene fisse le gerarchie del potere simbolico e ci racconta alcune storie, tutti uguali e diverse dalle nostre.
Facciamo ciò che facciamo, ciò che possiamo, ciò che vogliamo. A volte non prendiamo le scelte giuste, a volte producono dolore, a volte rappresentano la strada più corta. Spesso scopriamo che abbiamo seminato sofferenza nonostante l’altro, e, per poco che sia o possa sembrare, è stato il nostro meglio.
C’è posto per molti di noi in Tales of the city: per andarsene, per ritornare, per essere allegri o malinconici, per chiedere perdono e per scoprirsi imperfetti.
Come faccio a dare un senso a tutto questo?
Non lo so, Shawna.