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Comprendere la differenza nel mese della visibilità bisessuale

Federico Batini nel suo testo Comprendere la differenza. Verso una pedagogia dell’identità sessuale ci accompagna a riflettere su come le variabilità individuali sono molto più rilevanti e significative di quelle tra gruppi e la diversità va assunta come tratto dell’unicità di ogni singolo individuo piuttosto che come elemento stigmatizzante.

Il testo di Batini affronta il tema del bullismo secondo una prospettiva pedagogico-sistemica: il bullismo non è un problema giovanile riconducibile al rapporto bullo-vittima, ma rappresenta una struttura normativa che riproduce dentro la scuola le discriminazioni che esistono già nella società.

Batini, nell’avvicinarsi alla conclusione del suo testo, si serve di un pezzo di Erri De Luca.

Lo ricondivido, come stimolo a rappresentare tutte le diversità nel mese della visibilità bisessuale.


I marinai festeggiano il passaggio sopra il parallelo zero. […] I marinai sudano alcool. Sono un passeggero, sto per conto mio. Però spacco il naso a uno di loro che vuole cavarsi lo sfizio con lo sguattero di cucina, un ragazzo creolo delle Antille. Faccio male. Gli uomini vanno lasciati al loro diavolo e ci sono posti non adatti ai ragazzi. E ci sono notti in cui gli uomini senza donne fanno tra di loro. Il ragazzo scappa davanti a me, quello dietro l’afferra, lui strilla, intorno ci sono solo io, ecco che m’impiccio, quello caccia un coltello, io so come fare, glielo fermo e gli scarico il gomito in faccia e quello viene giù come la buonanotte.Così passo il resto del viaggio a dormire di giorno e a stare in piedi la notte per non dovermi svegliare con la gola tagliata. […] Le prime notti resto sveglio sul ponte a vedere il bianco di luna sul liscio dell’acqua. Se il marinaio pensa a scannarmi, aspetta le notti di mancanza. Incrocio per giorni la sua faccia cupa di affamato, col naso viola di sangue scappato dai vasi. Gli faccio intendere che sto attento, che lo temo. È un minimo risarcimento, una soddisfazione. A volte può bastare.Il ragazzo per gratitudine vuole stare con me. Bussa di notte alla cabina, mi porta una fetta di torta, un caffé speziato. […] Mi racconta che il cuoco l’ha venduto al marinaio la notte d’equatore. E dice che nessuno ha difeso il suo corpo e la sua vita da che è nato. Che mi è debitore di tutto, anche di amore. Sento già aria di nord. Lui è il sud col quale sono stato stretto in amore, in guerra e in fugua per venti anni. Non c’è più per me quel sud. Gli dico che la sua premura è più del grazie che mi spetta e che l’amore non c’entra coi debiti. Chiede se può venire con me quando sbarchiamo in Inghilterra. Non so di che vivere, non so più niente del nord, di come arrangiarsi, ma se è stanco di mare può venire con me. Chiede di sentire un sì. Sì.[…] Lo sbarco è Londra e ci arrangiamo. Lavoro in una falegnameria, lui di sera in un bar. Torna che dormo, al mattino si alza per avviare il mio caffé, fare buongiorno insieme. La domenica camminiamo nei parchi, sentiamo musiche del sud. Mi chiede: ‘Se ero donna mi sposavi?’. Qualche sera non torna.Lavora in un bar migliore. Ha una proposta da un signore di andare a vivere con lui. Gli dico che è ora per me di rimettere mano a qualcosa in Italia. Mi accompagna al treno la sera che parto. Mi toglie per l’ultima volta un poco di segatura dalla testa. Solo a quel punto mi accorgo di amare quella premura, di averla consentita lasciandomi addosso quella sfarinatura delle lavorazioni. Sorrido di me che mi fermo alla buccia delle cose e neanche capisco la mia intesa con la sua premura. Col pollice mi fa un segno di croce sulla fronte, dice: ‘Trovati amore.’ E tu fatti rispettare agli uomini. Sei un ragazzo leale, hai gli occhi neri che non sanno nascondere. Ci salutiamo e ognuno di noi gira e va a infilarsi nella folla di sconosciuti che avvolge tuttigli addii.
(E. De Luca, Tre cavalli, Milano, Feltrinelli,1999, pp. 55-57)